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Il mio nome è nessuno. Sempre meno sostegno alle libere professioni
Data: 28/10/2014 | Categoria: Press | Pubblicato da: Luca Ludovico
    




Il tessuto imprenditoriale italiano è principalmente costituito da piccole e medie imprese per lo più a conduzione familiare.

L’assetto organizzativo di tali imprese solitamente varia da “elementare" a “collaborativo”, ovvero si passa da un assetto organizzativo principalmente basato su un forte accentramento decisionale nelle mani dell’imprenditore ad un assetto basato sulla collaborazione dell’imprenditore con liberi professionisti che sono dei veri e propri assistenti dell’imprenditore.

Assetti di questo tipo hanno permesso il sorgere di realtà imprenditoriali che hanno da sempre caratterizzato il nostro Paese e ne hanno rappresentato il tessuto sociale più attivo e competitivo. La collaborazione dell’imprenditore con professionisti capaci di apportare in azienda la propria professionalità e le proprie conoscenze acquisite con anni di studio, continuo aggiornamento ed esperienza è oggi necessario ancora più che negli ultimi anni. Infatti la maggior complessità di un mercato ormai globalizzato, le regole stringenti del sistema bancario, un sistema legislativo barocco, un regime fiscale indecifrabile ed una burocrazia elefantiaca di fatto costringono oggi ancor più che in passato l'imprenditore ad avvalersi di professionisti esterni.

Più spesso di quanto si possa pensare, il destino dell'impresa e del professionista sono strettamente legati: il successo dell'impresa è il successo del professionista ed il successo del professionista è il successo dell'impresa.

Il governo Renzi ha mostrato sin dall'inizio di ignorare le difficoltà dei piccoli imprenditori, artigiani, professionisti, dilaniati da una crisi che non ha eguali, né per durata né per intensità. Dapprima, la beffa, anzi meglio lo schiaffo degli 80 euro. Senza voler insistere e dar vita ad una guerra tra poveri di cui, francamente, non se ne sente il bisogno, ancora oggi non c'è ragione, se non l'interesse, per una simile disparità di trattamento a parità di reddito da lavoro. Senza voler contare che le famose partita iva non godono di alcuna protezione sociale tantomeno di ammortizzatori di sorta: se ti ammali, se ti infortuni, se resti incinta e non hai investito soldi in un'assicurazione privata non ti restano che le lacrime o i risparmi (maggiormente tassati anche quelli da questo governo).

Se essere ignorati dal proprio Presidente del Consiglio è grave, essere vessati è inaccettabile.

Il disegno della legge di stabilità prevede la modifica del regime dei minimi (aliquota fissa del 5% e con limite dei ricavi pari a 30.000 Euro) con un nuovo regime forfettario con aliquota fissa del 15% e limite del fatturato per le attività commerciali all’ingrosso e al dettaglio di 40.000 Euro e per le libere professioni di 15.000 Euro. Inoltre il calcolo delle imposte verrebbe effettuato, non più sulla differenza tra ricavi e costi inerenti l’attività, bensì su un coefficiente di redditività fisso: 40% per le attività commerciali e 78% per le libere professioni.

Se questa modifica dovesse passare, un giovane professionista che conclusi gli studi e terminato il periodo di pratica necessario per l’iscrizione al proprio ordine di appartenenza molto probabilmente non riuscirebbe a sostenere l’onere dei contributi professionali e delle imposte annuali.

Infatti un giovane professionista, con un fatturato massimo pari a 15.000 Euro, pagati i costi legati alla propria attività, pagati i contributi minimi previdenziali e le imposte d’esercizio, conseguirebbe una liquidità media annuale pari a 5.907 Euro con il nuovo regime forfettario rispetto a 6.786 Euro con il vecchio regime (Circa 73 Euro in meno di liquidità mensile)    

A fronte di tali numeri, davvero qualcuno al governo può stupirsi del perché i laureati italiani fuggono all'estero e del perché tanti imprenditori oltre ad aver perso la propria impresa hanno perso anche la propria vita?

Imprenditori, artigiano, professionisti non chiedono posti di lavoro di lavoro e sussidi, ma maggior libertà di esercitare le proprie professioni e condurre le proprie imprese in un Paese dove non sia lo Stato il primo ostacolo alla loro sussistenza.

Sia mai che un governo riesca ad occuparsi anche di questo.




    
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