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L’Europa si complica, l’Italia si semplifica
Data: 28/05/2014 | Categoria: Press | Pubblicato da: AM2
    




Una prima analisi del voto italiano ed europeo porta, oltre a quelle già sottolineate da tutti, alle seguenti conclusioni:

-          L’ Europa è sempre più diversa, in termini di famiglie politiche: i tre partiti principali (popolari, socialisti e liberali) perdono tutti, e passano dal 72 al 63 %. Addirittura, una “grosse koalition” popolari-socialisti avrebbe una maggioranza appena sopra il 50%, contro un 62% di 4 anni fa.

-          I popolari pur restando primo partito perdono voti in tutta Europa: il ridimensionamento progressivo di un movimento legato alla tradizione democristiana appare ineluttabile, aprendo nuove opportunità sul fronte del centrodestra;

-          I socialisti non crollano solo grazie agli exploit in Italia e Romania. Come già da anni registrato, le crisi economiche anziché ridare fiato alle forze assistenzialiste tradizionali, aprono spazi a populismi più o meno antisistema e non di rado xenofobi; questi ultimi preoccupano, ma il tramonto della attrattività delle soluzioni collettiviste sui ceti meno protetti è una buona notizia;

-          La rinascita di movimenti nazionalisti denuncia la miopia di un modello di Europa, distante, normativo e burocratico, che ha rinunciato a valorizzare i suoi principi e i suoi ideali, di libertà, innovazione, democrazia, e difesa comune, che di fronte ad un panorama internazionale che torna turbolento si dimostrano invece sempre più indispensabili. E’ una battaglia culturale ancora prima che economica che va ripresa e combattuta, per battere le Marine Le Pen e i Beppe Grillo; è il desiderio di Europa come protagonista e non vittima della globalizzazione, in termini identitari ed economici, che deve essere ricostruito nei suoi abitanti;

-          Le polemiche surreali sulla presunta dicotomia austerità vs. sviluppo non sembrano, nonostante tanti schiamazzi, avere lasciato vincitori e vinti: i partiti al governo, tranne Renzi e Merkel, sono stati bastonati indipendentemente dalla linea seguita, e l’ultrasinistra è alla fine marginale come quattro anni fa;

Trait d’union tra scenario europeo e italiano è il tema delle leggi elettorali: quando il quadro politico cambia e si frammenta, le modalità in cui il consenso si trasforma in governabilità sono essenziali nel configurare vincitori e vinti. Paesi di consolidata governabilità, come Francia, UK, e la stessa Germania sembrano oggi non essere in grado di proporre maggioranze coerenti con un adeguato supporto popolare. La costruzione di leggi elettorali e efficaci e democratiche sarà ovunque uno dei temi fondanti della nuova stagione politica. Sapendo che molto spesso, chi fa le regole tenderà a farle a suo proprio uso.

In Italia molto è già stato detto sui risultati: l’istinto di sopravvivenza ha prevalso, l’ipotesi che un italiano su tre votasse per un comico non si è plausibilmente avverata.   La capacità di Renzi, che da sempre ha forse avuto in testa l’idea di rifare una nuova DC, di attrarre elettori moderati, soprattutto centristi (le destra si è più che altro sparpagliata nelle sue diramazioni) non è occasionale ma figlia di una sapiente strategia politica che ha ormai portato, come fece Blair, alla emarginazione dei suoi avversari interni.

E’ una buona notizia per il paese, che però rimane ostaggio di un “one man show” la cui qualità è ancora tutta da dimostrare, e la cui forza riformatrice dovrà, anche nel miglior dei casi, fare i conti con mille resistenze culturali: basti pensare che tra gli eletti con i voti moderati in Europa ci sono Sergio Cofferati e Cecile Kyenge. La destra è moribonda, ma dal suo cadavere difficilmente nascerà una nuova forza realmente alternativa, perché non un solo esponente di rilievo ha un progetto o una credibilità personale adeguata. Fondare un nuovo centrodestra è indispensabile per dare un futuro al paese, anzi si tratta di un lavoro da cominciare da zero, un progetto tanto difficile e non di breve periodo quanto indispensabile.

Rimane da commentare il risultato di Scelta Europea. La metà esatta dei voti presi dal solo Fermare il Declino alle politiche. Un disastro figlio di tante ragioni superiori, la polarizzazione del voto etc., ma anche della improvvisazione, davvero poco scusabile,  di Scelta Europea e di Scelta Civica nel darsi un anima, una leadership e una linea politica distintiva, e del cinismo dei responsabili di Fare che, pur di cercare una poltroncina in Europa, si sono adeguati ad una lista che, con le sue alleanze disinvolte, è riuscita nella incredibile impresa di annacquare un messaggio che era già in origine pallido e confuso. Che il risultato migliore, nello scombinato terzetto, sia stato raggiunto da Bruno Tabacci è la pietra tombale su qualsiasi nuovo esperimento politico nato malamente in laboratorio e non da una spinta ideale e programmatica.    

La collocazione di una forza liberale, tutta da ricostruire, sarà determinata dalle contingenze: sponda liberista (ben più credibile di NCD, si spera) di Renzi, o traino di un rinnovato centrodestra, o realtà indipendente dedita ad una fiera opposizione, dipenderà più dagli altri, e dai sistemi elettorali, che da noi. A noi, e a tutti i sinceri liberali,  spetta il compito di risollevare l’onore di quest’area e di ridarle un futuro, a cominciare da specifiche battaglie tematiche concrete che dimostrino ai cittadini che le ideologie forse sono morte, ma gli ideali contano ancora nel dare forma alla nostra vita quotidiana.

 




    
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